L’intento è quello di coinvolgere i ragazzi che sono nel percorso scolastico obbligatorio e negli anni conclusivi delle scuole superiori. E’ quindi possibile stimare i beneficiari diretti nel numero di alunni del comprensorio scolastico amalfitano (circa 1.700 alunni secondo il dato dell’Ufficio Didattico Provinciale riferito al 2010). Ulteriori beneficiari saranno anche gli operai delle ditte che saranno coinvolte nelle attività di riqualificazione e che potranno acquisire conoscenze relative a tecniche di recupero e restauro delle preesistenze architettoniche.
Il progetto nato dopo la giornata organizzata da Legambiente nel 2012 “Puliamo il mondo”, per volontà di un’Associazione Temporanea di Scopo (ATS) costituita dal Comune di Ravello, in partenariato con l’Università degli Studi di Salerno, il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali con capofila l’Associazione culturale Ravello Nostra, ha come obiettivo il recupero architettonico e la valorizzazione culturale del sito archeologico del Monastero della SS. Trinità come luogo identitario per la comunità cittadina e come evidenza monumentale del carattere culturale del territorio per i visitatori.
Insegnare la storia attraverso la didattica dell’archeologia è lo scopo che anima i “Laboratori”, ideati soprattutto per diffondere la conoscenza del patrimonio culturale del territorio presso gli studenti delle Scuole primarie di secondo livello e secondarie. Quelle che seguono sono le tipologie di laboratori che si effettueranno durante il progetto didattico “La chiamavano Trinità”
L’area sita nel Comune di Ravello sulla Costiera Amalfitana, è caratterizzata dalla presenza di scavi di archeologia medievale sui resti dell’antico monastero benedettino della SS. Trinità,
risalenti al X secolo. L’antico monastero, a differenza di altri beni ecclesiastici che furono trasferiti agli inizi del 1800 al patrimonio dello stato, fu per buona parte distrutto su imposizione di un Regio Decreto, come ritorsione al sostegno dato dagli abitanti alle suore che si rifiutavano di abbandonarlo dopo la soppressione.
L’area è posta in un punto strategico sia per l’aspetto paesaggistico, favorito dalla quota elevata rispetto al centro storico, che per la vicinanza a consolidati itinerari di grande fascino (Villa Rufolo – Villa Cimbrone).