Orari di apertura | Opening times
Lun | Mon
11.00 13.00
Mar-Ven | Tue-Fry
11.00 -16.00
Sab-Dom | Sat-Sun
11.00 -15.00
Il prezzo del biglietto è 1,5 euro
Il sito partecipa all'ArtPass Amalfi&Ravello
Il Monastero benedettino della SS. Trinità fu fondato nel 944 e accoglieva esclusivamente donne appartenenti a nobili famiglie, le quali portavano una cospicua dote che andava a costituire il consistente patrimonio da mettere a disposizione per l'intera comunità. Notizie bibliografiche e fonti documentarie certe non esistono, soprattutto per poterne ricostruire l'assetto originario. Lo storico Luigi Mansi parlava di un ingresso per le monache di clausura ad Occidente, attraverso un piccolo vestibolo, di un dormitorio abbastanza grande, in grado di ospitare, nella seconda metà del Cinquecento, più di trenta monache, e di un giardino recintato da “alte mura” collocato ad Oriente. Ancora descrive la chiesa ad una sola navata con in fondo il coro e l’organo, un tetto elaborato su cui sono riportate le armi della famiglia Frezza, tre altari e quattro sepolture.
Giuseppe Imperato invece nel suo libro "Vita religiosa nella Costa d'Amalfi", ha dedicato un capitolo al monastero e si è soffermato sull’organizzazione della vita claustrale, riportando alcune informazioni sulla chiesa, riferendo che era preceduta da un atrio, il cui tetto era sorretto da colonne decorate con gli stemmi della Famiglia Frezza, con in mezzo l’immagine della SS. Trinità.
Con le leggi napoleoniche sulla soppressione degli ordini monastici ed in particolar a norma del Real Decreto del 29 novembre 1810 ed in conformità delle Istruzioni impartite con la Circolare del 29 maggio 1811, i monasteri con numero inferiore a dodici religiose professe, dovevano essere aggregati a quelli dello stesso ordine. Il 30 giugno 1811 venne decisa la soppressione del Monastero della SS. Trinità ma per intercessione dell'Arcivescovo di Amalfi, Silvestro Miccù, alle monache fu concessa una proroga che rinviò la partenza al mese di ottobre. Ma Don Gaetano Mansi, forse con l’avallo dell’Arcivescovo e delle autorità civili di Ravello, non eseguì gli ordini e non dispose neanche il trasferimento prorogato ad ottobre.
Il trasferimento definitivo dopo rifiuti vari, avvenne nel marzo 1812 ed il luogo prestabilito fu il Monastero di San Giorgio a Salerno. Fu emanata la delibera decurionale il 26 gennaio 1817, con la quale si supplicava l’Intendenza di Principato di Citra a perorare presso le autorità superiori il ripristino della comunità monastica ravellese, ma non vi fu nulla da fare. Il monastero vide così la sua fine e quel che resta oggi è parte dell'antica chiesa con quattro stanze.
Un errato abusivismo edilizio, perpetuato a partire dagli anni Settanta, ha obliterato una parte delle evidenze architettoniche dell’antico monastero, con la realizzazione di interventi di edilizia popolare estesi sino ai limiti attuali degli scavi. Anni di abbandono hanno poi contribuito ad un ulteriore degrado dell’area. Poi dal degrado, fortunatamente la nostra storia di riqualificazione ha mosso i suoi passi...